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MOVIMENTO CONSAPEVOLE

Il movimento è una funzione che ci dà l’opportunità di agire nel mondo come parti attive di un tutto che si trasforma.

Consapevolezza è il carattere misterioso per cui l’osservatore e l’oggetto osservato possono coincidere e quindi dare vita ad auto osservazione e, attraverso la facoltà della memoria, ad una sorta di storia personale.


Muoversi in modo consapevole è per me una declinazione del modo di allenarsi, inteso come muoversi per giocare, migliorare, potenziare, esperire il corpo. Il suo carattere primario è la qualità dei gesti, ancora prima che tecnica, qualità legata alla nostra intenzione e integrità, incarnare i nostri gesti senza frammentare l’attenzione, come fa un bambino mentre gioca. Egli infatti vive un’esperienza totalizzante come se fosse l’unica importante in quell’istante, in questo senso la qualità è altissima. Proprio qui c’è un collegamento forte con il mondo della meditazione e dello Yoga.


La qualità tecnica e quindi il rispetto della bio-meccanica del corpo umano è un secondo elemento fondante del movimento consapevole, come effetto di una sensibilità individuale di pratica sempre migliore e come risultato di un continuo studio sulle metodologie e le scienze che ci aiutano a preservare il corpo e renderlo più longevo e resiliente.

In che cosa è rivoluzionario tutto questo?

  1. Dare la priorità al “come” prima che al “cosa" significa fare sì che l’intenzione globale (stabilire un rapporto autentico, ricco e profondo con il corpo ad esempio) non venga del tutto oscurata dagli oggetti della pratica (il piegamento, la tecnica di lotta, la coreografia della danza etc.)

  2. Sebbene si pratichi per stare bene e per la salute del corpo, ancora prima, ci si muove e si pratica perché è essenziale, l’esperienza umana e il movimento non sembrano divisibili, quindi mi muovo come pura espressione di ciò che sono in questa dimensione, nella salute e anche nella malattia. Questo si oppone all’utilizzo nauseabondo del termine benessere oggi. Essere prima ancora di ben-essere potrebbe essere un buon mantra contro il delirio pubblicitario della nostra civiltà, quest’ultimo spesso rappresenta e alimenta più la paura dell’invecchiamento e della morte che l’amore per la vita e l’esperienza corporea.

  3. Comprendere che anche qualora si abbiano, più che comprensibilmente, obiettivi legati all’estetica, alla prestazione quotidiana o sportiva, stabilire un dialogo sincero e vivo con il corpo, attraverso una pratica che sia quanto più libera e interessante possibile, non eccessivamente rigida, pesante e protocollata, rimane la strategia più intelligente. In questo senso anche i materialisti più pragmatici comprenderanno che non si tratta solo di filosofia del movimento.

  4. Riuscire a vivere in modo creativo e presente un momento storico in cui l’uomo e la sua intelligenza sembrano perdere la competizione contro le facoltose tecnologie artificiali e dove i mondi virtuali soppiantano a poco a poco (ma non così poco) le realtà fisiche non può che passare da una cura del corpo intesa come capacità di abitarlo vivacemente e non come abilità di spalmarsi la crema per le rughe.


Potremmo dire in modo provocatorio che il problema non è mantenersi in forma ma imparare a muoversi in modo più intelligente e stabilire un rapporto autentico con il corpo in modo che mantenersi in forma sia più un naturale e spontaneo prendersi cura di sé dando spazio al corpo di fare ciò che ama, ovvero muoversi, e non una continua sfida contro se stessi, come se mantenere un corpo funzionale fosse una battaglia giornaliera a priori.


Mantenere uno stato di fitness è come una battaglia da combattere ogni giorno nel caso in cui il praticante non sia allineato con la naturale essenza dinamica del corpo fisico, esattamente come una persona che ha perso l’abilità di stupirsi e di essere curioso riterrà un impegno duro e faticoso quello di continuare a studiare ed evolvere la propria conoscenza ogni giorno.


Parlando di movimento consapevole come elemento di pratica fuori dagli schemi della nostra routine non si tratta infatti di filosofia astratta o idealismo, bensì della capacità di vedere l’immagine più grande e non focalizzarci su tematiche come il benessere fisico senza comprendere che sarà sempre una noia mortale tenere lucida e funzionante la macchina psicofisica (il nostro corpo-mente) se la consideriamo come una carcassa da portare dietro e a cui sottoporre le nostre idee di apparenza acquistate al discount delle idee (meglio conosciuto come televisione).



Cinque elementi chiave per muoverci più consapevolmente.

  1. Velocità di esecuzione. Rallentare i movimenti e ascoltare le sensazioni, registrare continuamente attraverso la propriocezione quello che accade nello spazio.

  2. Priorità alla qualità e non al volume dei gesti. La pulizia tecnica, l’intenzionalità del gesto e la tensione attiva che vogliamo creare deve precedere e produrre il volume di lavoro, quest’ultimo parametro non deve infatti avere la priorità ma crescere progressivamente con l’aumento della forza del corpo.

  3. Priorità alla sensibilità e non all’apparenza delle esecuzioni. La volontà di ricopiare un video o un insegnante e la paura di non apparire come vorremmo possono risucchiare tutte le energie che invece potremmo usare per alimentare la pienezza con cui eseguiamo ogni gesto.

  4. Uscire dalla visione delle ripetizioni stile fitness. Il termine ripetizione indica una cosa che deve essere identica alla precedente, ma noi sappiamo che un movimento avrà sempre qualcosa di nuovo da raccontarci anche se si tratta sempre dello stesso gesto. Variabili come il baricentro, la respirazione, la tensione dei muscoli e l’attenzione rendono ogni ripetizione unica, sempre se sappiamo accorgercene.

  5. Portare attenzione al respiro. Il respiro rappresenta una delle funzioni più essenziali e potenti del corpo umano. Esso è da sempre identificato dall’uomo come il simbolo della vita e questo non è certo un caso. Il soffio vitale e l’attenzione su di esso può rendere la nostra pratica immensamente più profonda.


Un pensiero personale sulla figura del coach del movimento.


Inventare un modo diverso di fare allenamento per potersi vendere nel mercato dei professionisti può rivelarsi molto noioso. Credo che sia invece molto divertente accettare che non ci sia più nulla da inventare in termini di esercizi e forme, ma tantissimo vi è ancora da fare in termini di intenzionalità e selezione della pratica.


Intenzionalità significa che allenarmi e comprendere perchè e come mi sto allenando non sono divisibili, dobbiamo smettere di innamorarci di figure esterne (maestri oppure personaggi belli e atletici) acquisendo così le loro idee per vere. Perchè non iniziare invece a costruire la nostra personale modalità di pensare e fare “palestra/movimento”?! Questo che sembra un dettaglio credo sia in realtà il pezzo più grosso del puzzle.


Selezione significa abilità di dosare e “rubare” gli approcci, le tecniche, le conoscenze che più si allineano alla nostra ricerca e idea e quindi scartare quello che è superfluo o per noi non funzionale in quel momento. Quest’ultima operazione è oggi la più difficile e rilevante perchè viviamo nella totale sovrabbondanza di stimoli e informazioni, tutti vomitano le loro prospettive parlando attraverso la camera in soliloqui (spesso anche io), in questo senso invito a dirigere la pratica con il corpo verso un certo minimalismo.


Consapevoli che non c’è nessun guru all’esterno da cui essere travolti e da cui potremo ottenere la soluzione finale per il nostro addome o per la conoscenza suprema, l’utilizzo di idee e materiali di maestri o personaggi acuti e intelligenti è per me la semplice condivisione di un contenuto di valore. Non è in alcun modo la volontà di eleggere ad autorità l’autore, che a sua volta avrà studiato e praticato con maestri più esperti di lui, affermando così la sua natura di canale.


Allo stesso tempo l’incapacità di condividere materiale altrui è il sintomo del fatto di sentirsi in pericolo e minacciati da figure esterne più dotate di noi, paura che non contraddistingue un autentico ricercatore.

Filippo Mazzacano


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